Zelkova sicula di Pasquale, Garfì et Quézel (famiglia Ulmaceae) è una rarissima pianta endemica esclusiva della Sicilia sud-orientale, che è stata scoperta e descritta come specie nuova per la scienza nel 1991. Fino al 2009 era rappresentata da una sola popolazione, costituta da circa 230 piante confinate in un’area di poche migliaia di metri quadrati, localizzata all’interno del SIC ITA090022 “Bosco Pisano”, sui Monti Iblei. Alla fine del 2009, sullo stesso massiccio montuoso è stata inaspettatamente scoperta una seconda popolazione che, come la prima, comprende solo alcune centinaia di piante concentrate su una superficie estesa meno di un ettaro.
In entrambi i casi, le due popolazioni sono relegate esclusivamente lungo il solco di piccoli impluvi, probabilmente per ragioni legate al soddisfacimento delle esigenze idriche della specie; infatti, in questa particolare situazione micro-topografica le riserve d’acqua sotterranee hanno una durata più prolungata, favorendo l’approvvigionamento delle piante soprattutto durante il periodo critico della stagione estiva.
Z. sicula è una pianta forestale con un portamento prevalentemente arbustivo, anche se nella seconda popolazione sono frequenti individui che raggiungono dimensioni di piccolo albero, con altezza fino a 6 m.
Per la sua estrema rarità, Z. sicula è compresa nella Lista Rossa IUCN delle specie a rischio, alla categoria “Gravemente Minacciata” di estinzione (CR - Critically Endangered), ed è stata selezionata fra le “Top 50 Mediterranean Island Plants” sull’orlo dell’estinzione. Nonostante ciò, fino ad oggi non è stata intrapresa nessuna misura di protezione legale.
La specie target afferisce ad un genere che ha un valore emblematico nell’ambito dei temi connessi alla paleobiogeografia e alla biologia della conservazione, poiché è un taxon relitto della flora del Terziario. Infatti, il genere Zelkova appartiene ad un contingente floristico igro-mesotermico che era molto comune nelle lussureggianti foreste terziarie di tutta l’Europa. I cambiamenti climatici sopraggiunti con l’inizio delle glaciazioni del Pleistocene hanno causato la sua progressiva rarefazione da nord verso sud. Nell’alternanza dei diversi cicli glaciale-interglaciale, la penisola italiana ha svolto un fondamentale ruolo di rifugio per questa flora igro-mesotermica, consentendo la persistenza di alcuni taxa, fra cui Zelkova, soprattutto alle latitudini più meridionali e nelle isole del Mediterraneo. Zelkova è sopravvissuta nell’Italia centrale fino a 31000 anni fa, epoca cui risalgono i resti pollinici più recenti e che segna il limite oltre il quale il genere viene considerato estinto dall’intera Europa continentale. Soltanto nelle due isole Mediterranee di Creta e della Sicilia, dove gli effetti delle glaciazioni sono stati meno severi, le due specie Z. abelicea e Z. sicula sono sopravvissute fino ad oggi, adattandosi più o meno efficacemente alle caratteristiche di aridità tipiche del clima Mediterraneo. Tuttavia, pur essendo entrambe relitti endemici delle rispettive isole, Z. abelicea ha una diffusione relativamente abbondante su tutti i principali rilievi montuosi di Creta, mentre Z. sicula è estremamente rara, essendo ormai rappresentata soltanto dalle due piccolissime popolazioni puntiformi finora note.
Dal punto di vista biogeografico, il genere Zelkova è attualmente costituito da 6 specie, distribuite in due gruppi disgiunti: uno nella regione Mediterraneo-Pontica e l’altro in Estremo Oriente. Dal punto di vista ecologico, la specie siciliana si differenzia notevolmente dalle altre, che sono generalmente legate a condizioni di clima per-umido senza siccità estiva; da questa situazione generale si discosta parzialmente anche Z. abelicea, che però mostra un temperamento molto meno termofilo di Z. sicula, vegetando in ambiente mediterraneo-montano.
Recenti indagini hanno posto in evidenza un generale scostamento fra le condizioni ambientali attuali di Z. sicula rispetto e il suo presunto optimum bioclimatico. Riguardo a ciò, oltretutto, la gran parte dei modelli relative ai cambiamenti climatici concordano nel prevedere un inaridimento progressivo e repentino del clima. Questi fattori, assieme al pessimo stato di conservazione delle due popolazioni relitte, rendono la specie siciliana particolarmente vulnerabile.
Le minacce principali per la sua sopravvivenza
1) Assenza di rinnovazione sessuata
La fruttificazione di Z. sicula è estremamente episodica. Solitamente avviene in coincidenza di inverni particolarmente piovosi e riguarda sempre le stesse piante, che sono appena una decina. Ma il vero problema deriva dalla probabile sterilità sessuata, presumibilmente legata alla condizione di triploidia che ne caratterizza il cariotipo. Attualmente, la riproduzione in natura è affidata esclusivamente a meccanismi di propagazione vegetativa (es. emissione di polloni radicali e caulinari, propaggine). Tale situazione, in aggiunta al lungo isolamento geografico in cui la specie si è trovata nel corso della sua storia evolutiva, potrebbe avere comportato una riduzione dei flussi genici con una forte diminuzione della variabilità intra-specifica. Infatti, dai risultati preliminari di alcune analisi genetiche è emerso il sospetto che ognuna delle due popolazioni conosciute di Z. sicula possa essere in realtà un unico individuo clonale. L’incapacità di riprodursi da seme e l’impoverimento genetico sono fra i fattori di rischio primario per la conservazione della specie.
2) Disturbo antropico e degradazione dell’habitat
Numerosi dati di carattere biogeografico e paleoecologico indicano che Z. sicula è potenzialmente una specie di ambiente forestale. L’habitat attuale è costituito da comunità forestali estremamente degradate a causa di disturbi antropici (pascolo, incendio, taglio) costanti e prolungati.
Storicamente il pascolo ha rappresentato uno dei principali tipi di uso del suolo in tutta la regione iblea. Ma da almeno un cinquantennio la sua pressione è diventata sempre più pesante, in seguito all’insediamento di allevatori transumanti provenienti dalle aree montuose del nord della Sicilia. Il suo impatto ostacola fortemente la rinnovazione naturale delle specie forestali, causando la progressiva semplificazione della composizione specifica e della struttura. Riguardo a Z. sicula, l’azione del pascolo deprime significativamente gli accrescimenti, inibisce la fioritura e la fruttificazione e, in casi estremi, provoca la morte di piante, spesso già in uno stato di indebolimento per altre cause.
Gli incendi rappresentano l’altro importante fattore di rischio sia per l’habitat che per la specie. La popolazione di Ciranna, in particolare, è stata interessata da incendi nel recente passato, come attestato dai danni ancora visibili sul tronco di molte piante.
La persistenza di questi disturbi può determinare la definitiva distruzione di uno degli ultimi lembi di foresta “naturale” di questa parte della Sicilia e di conseguenza, con la perdita dell’habitat, la scomparsa della specie bersaglio.
3) Stress idrico estivo
Fin dall’anno dalla scoperta sono stati osservati, in numerose occasioni, fenomeni di sofferenza da stress idrico estivo che hanno interessato percentuali più o meno elevate di piante di Z. sicula. Indagini di vario tipo hanno evidenziato l’occorrenza di episodi analoghi anche in epoche più remote. Le manifestazioni più ricorrenti di stress idrico consistono nella senescenza precoce e nell successiva caduta delle foglie. Nei casi più estremi, la maggiore durata del periodo di stress conduce alla morte di rametti o ramificazioni primarie, fino ad interessare addirittura l’intero fusto principale. Talvolta le piante riescono a recuperare nel corso della successiva fase vegetativa, ma episodi reiterati di stress in anni consecutivi possono comportare la morte delle piante. Nell’estate del 2007, nella popolazione di Bosco Pisano è stato stimato che circa il 10% degli individui è andato definitivamente perduto in seguito a gravi fenomeni di stress idrico.
Riguardo a tale fenomeno, le tendenze relative ai cambiamenti del clima a scala globale delineano scenari caratterizzati da un incremento della siccità estiva, sia in termini di durata che di riduzione delle precipitazioni stagionali complessive, accrescendo notevolmente il livello di vulnerabilità della specie rispetto alle prospettive di conservazione di medio-lungo periodo.
4) Raccolta incontrollata di piante o parti di piante
Considerate le peculiarità di Z. sicula (es. la sua antichissima origine, la sua storia tormentata attraverso le ere geologiche, la sua estrema rarità), fin dalla sua scoperta essa è diventata oggetto di particolare interesse da parte di una variegata moltitudine di soggetti, come studiosi e ricercatori, ambientalisti, turisti comuni, collezionisti di piante, produttori di bonsai, vivaisti, etc.. Gruppi più o meno ampi di persone, il più delle volte non controllati né accompagnati da personale di sorveglianza, si rendono spesso responsabili di una fruizione inappropriata del sito o di usi impropri della specie target, provocando costipamento del suolo, danneggiamenti diffusi alla vegetazione e persino involontari calpestamenti di piccole piante di Zelkova. Le ultime quattro categorie di visitatori sono le più pericolose, poiché spesso raccolgono parti di piante come souvenir e, specialmente gli appassionati di bonsai, prelevano materiale da moltiplicare o addirittura sradicano intere piantine per le loro collezioni. Il principale impatto sulla specie è costituito da danneggiamenti alle singole piante e dalla riduzione del numero di individui, già di per sé esiguo.